Lavoro e disoccupazione tra i millennials
Questo inizio settimana ci ha consegnato due fotografie importanti della condizione lavorativa dei giovani in Italia. Si tratta dell’indagine Censis: “Lavoro Consapevole – Giovani e accesso al mondo del lavoro: quale futuro” presentata alla Camera dei Deputati lunedì scorso (qui il video della presentazione) e dell’indagine 2017 sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (Esde) pubblicata dalla Commissione Europea.
Si tratta di una sorta di canto e discanto del lavoro: quasi fossero sfumature diverse di un malessere. Il malessere di chi un lavoro non ce l’ha o ha addirittura smesso di cercarlo: in Italia secondo la Commissione i giovani fra 15 e 24 anni che non hanno e non cercano lavoro (i cosiddetti Neet ovvero Not in Education, Employment or Training) sono il 19,9% (contro una media europea dell’11,5%). E c’è poi il malessere di chi un lavoro invece lo ha trovato ma che non è proprio quello che aveva immaginato e sperato di fare. Stando alla ricerca del Censis, che ha coinvolto una platea di 1000 giovani in età compresa tra i 25 e i 34 anni, il lavoro rimane tra i giovani il mezzo per sostanziare un progetto di vita a patto che risulti in linea con le proprie aspirazioni.
La ricerca ricca di spunti, è soprattutto un punto di vista dei giovani rispetto al mondo del lavoro. Un punto di vista talvolta in netto contrasto con tutti gli studi settoriali in materia come dimostra l’opinione sugli skills (soft e hard) necessari per accedere al mondo del lavoro. Le attitudini reputate più importanti sono impegno (per il 67,9%) e determinazione (per il 66%). Al terzo posto nel ranking si colloca l’aggiornamento continuo (life long-learning) considerata fondamentale per il 60,3% degli intervistati. Singolare risulta infine la scarsa considerazione attribuita alla formazione universitaria (28,3%) o altamente specialistica (33,6%) considerati meno importanti rispetto a una “grande passione e vocazione” (46,5%).